Un fucile austriaco modello Lorenz è tra i reperti custoditi nell’Ossario di Custoza, riemerso durante la campagna di scavi che, nel 1877, riportò alla luce i resti dei caduti della battaglia combattuta il 24 giugno 1866. La lunga permanenza sotto terra l’ha trasformato: le parti di legno sono scomparse, mentre quelle in lega di ferro sono profondamente corrose dalla ruggine. Marchi e punzonature, impressi originariamente sul metallo, divorati dalle incrostazioni. L’oggetto, concepito come un’efficiente arma di guerra, ha ora l’aspetto di un rottame che, osservato da vicino, lascia però stupefatti: una capsula è inserita nel luminello, schiacciata sotto il cane, abbassato!
Un dettaglio, nella storia di quella giornata, tutt’altro che insignificante, legato alla vita e alla morte di chi – l’anonimo soldato austriaco cui quell’arma era affidata – aveva compiuto i gesti di alzare il cane, di inserite la capsula sul suo supporto, di premere il grilletto per fare fuoco. Poi… un sibilo, un tonfo. Il buio. Un colpo nemico doveva averlo colpito e ferito, forse mortalmente, perché la presenza di quella capsula suggerisce che il soldato non abbia più avuto il tempo di ricaricare. Il fatto che il fucile non abbia la baionetta innestata lascia supporre altresì che in quel momento il soldato fosse impegnato in uno scontro a fuoco a distanza. Per la storia che può evocare questa carcassa è un oggetto prezioso e, nella sua connotazione archeologica, un testimone singolare e unico della guerra vista ad altezza d’uomo e del principio binario che della guerra costituisce il centro oscuro: l’uccidere o il morire.
La mostra Lorenz M. 1854, ideata e curata da Carlo Saletti e Roberto Solieri, espone per la prima volta al pubblico il prezioso reperto. L’esposizione si compone di pannelli di approfondimento e di una descrizione tecnico-storica dell’arma da fuoco redatta da Bruno Dotto, il maggior studioso italiano del sistema Lorenz. Una video istallazione evoca la sequenza dei gesti richiesti per il caricamento dell’arma e dello sparo.
Con questa mostra, l’Ossario di Custoza, prosegue nella sua attività legata all’organizzazione di mostre temporanee che vengono ospitate in uno dei locali del nuovo museo, allestito nell’ex casa del custode.
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Art direction e progetto grafico di Roberto Solieri
Concezione e regia di Carlo Saletti
Con il sostegno di Fondazione Cariverona, Comune di Sommacampagna, Comune di Villafranca di Verona
Con il supporto di “i Piosi” Cooperativa Sociale e Associazione Culturale Créa Custoza
REGISTRAZIONE VIDEO
Rievocatore Leonardo Danieli, Ripresa e montaggio Davide Limina, Studio di ripresa DRK Production, Tecnico luci Massimiliano Mazzi
REGISTRAZIONE AUDIO
Tenore Tommaso Rossato, Pianista Federica Foglia, Registrato da Pasquale Ronzo, Prodotto e mixato da Diego Mori – TV Culture, Brano della video installazione Wolfgang Amadeus Mozart, Sehnsucht nach dem Frühling (KV 596)
ALLESTIMENTO
Testi Bruno Dotto, Carlo Saletti, Foto Ben Turpin Studios, Fernando Zanetti, Radiografia Traterm NDT, Progetto grafico Roberto Solieri, Supporto elettrico Marco Bovo, Teca Lorenz LGF Pubblicità
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Ossario di Custoza
Salita generale Giuseppe Govone
37066 Custoza
Sommacampagna (Verona)
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